Il mercato degli appalti pubblici in Sardegna registra una netta tendenza di crescita nella seconda metà dell’anno, con una accelerazione nel trimestre di chiusura. Il risultato consolida una crescita della spesa già in atto e imprime un importante cambio di marcia alla domanda. Dopo un primo semestre più modesto (poco più di 300 gare e 710 milioni di euro), nella seconda parte dell’anno la domanda ha sfiorato i 460 interventi e la spesa ha superato il miliardo, quantificando il mercato regionale alla fine dell’anno in 754 gare, per un importo a base di gara di 1,8 miliardi. Un valore pari a quasi 4 volte il risultato del 2021 e una crescita del 16% rispetto al 2021.
Tale accelerata – come si evince dall’ultima rilevazione del Centro Studi della Cna Sardegna- è stata determinata dall’ondata delle gare del PNRR e del fondo complementare che, come noto, impongono una tempistica molto serrata all’attività delle stazioni appaltanti, oltre a garantire flussi economici eccezionali.
“Il quadro che emerge è estremamente ambizioso, le opportunità di spesa risultano davvero tante e la macchina appaltistica in moto”, commentano Francesco Porcu e Antonello Mascia, rispettivamente segretario regionale della Cna Sardegna e presidente di CNA Costruzioni.
Il tema cruciale – dichiarano Mascia e Porcu - continua ad essere quello dell’effettiva sostenibilità di progetti definiti in base a prezziari ben più bassi rispetto a quelli attuali, anche facendo riferimento al modesto impatto che in regione sembra aver avuto, fino ad ora e considerando le difficoltà nel reperire informazioni certe, il decreto della Ragioneria di Stato del 18 novembre scorso “opere indifferibili”. In base a tale decreto è stato istituito un fondo da oltre 8 miliardi destinato a compensare gli extra costi che le stazioni appaltanti si sono trovate ad affrontare nel corso del 2022, con il vincolo per i committenti di avviare le procedure di gara entro il 31 dicembre 2022. I dati per definire una chiara territorializzazione del fondo sono parziali, in quanto in molti casi i progetti si riferiscono a più regioni, mentre in altri dall’allegato al decreto non è possibile risalire alla localizzazione dell’opera. Si tratta dunque di un calcolo effettuato su 4,4 miliardi (degli 8,1 miliardi totali) che si possono territorializzare e che mostrano un risultato alquanto “pallido” per la regione (fonte openpolis)”.
“Se al problema dei costi si aggiungono poi le difficoltà di reperimento di materiali e manodopera nonché la complessità attuativa dei progetti del PNRR – proseguono Mascia e Porcu - è evidente quanto le imprese più piccole della regione fatichino più di altre a trovare soluzioni e strategie adatte, in un contesto in cui il rispetto delle tempistiche previste è fondamentale”.