23 marzo 2022

La grande distribuzione affossa i piccoli



Non c’è pace per l’agroalimentare isolano. Non è bastata la pandemia a generare problemi enormi soprattutto sul fronte del canale Ho.Re.Ca.
Non bastavano i danni causati nell’ultima settimana, dal blocco dei porti nei principali scali marittimi regionali, per le imprese del fresco e non solo.
Non bastava il rincaro sproporzionato di materie prime ed energia, che hanno avuto ripercussioni pesantissime sul costo finale dei prodotti alimentari.
Ci si mette anche la GDO a peggiorare la situazione.
Le microimprese fornitrici delle insegne della Distribuzione Moderna chiedono adeguamenti dei propri listini, la maggior parte dei quali sottoscritti in tempi non sospetti e con costi di produzione ben inferiori a quelli attuali. Ma tutti o quasi riscontrano una forte resistenza con la controparte, che cerca di limitare al massimo gli aumenti o di applicarli su lunghi lassi di tempo.

“Dalla seconda metà del 2021 la situazione è precipitata perché gli aumenti dell’energia e del gas, già prima del conflitto in Ucraina erano diventati insostenibili. Il risultato è che le imprese di trasformazione si trovano schiacciate tra il fornitore di materie prime, che continua ad aumentare il costo del prodotto e la Grande Distribuzione che contesta il maggior prezzo - ha spiegato il presidente CNA Agroalimentare Sardegna Alessandro Mattu - gli aumenti richiesti dalle imprese di trasformazione sono mediamente sopra il 10%, ma l’incremento ammesso dalle principali insegne della Distribuzione Moderna è, nella migliore delle ipotesi, inferiore alla metà. Certe volte la risposta è un diniego completo, altre è di distribuire l’incremento su un arco temporale molto ampio, di diversi mesi: un termine troppo lungo, che rischia di portare molte aziende alla chiusura”.


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