19 ottobre 2011

Stati Generali del Commercio Estero



Il sistema moda italiano: tessile, abbigliamento, calzature, pelletteria, occhialeria, accessori, è una delle principali risorse del Paese. Ha contribuito fortemente alla crescita dell’economia nazionale ed ha concorso all’affermazione del “Made in Italy” come sinonimo di prestigio, stile e moda.
E’ un settore, nonostante sia costituito in prevalenza da imprese artigiane (circa 2/3 del totale secondo l’ultima indagine Unioncamere – Istituto Tagliacarne) e da piccole e medie imprese, caratterizzato da una forte apertura internazionale, che nel corso degli anni è divenuta sempre maggiore a dimostrazione di come gli imprenditori, abbiano e stiano concentrando la loro attenzione sulle strategie di penetrazione del made in Italy nel mondo, attraverso politiche di intervento diversificate ma che hanno un comune obiettivo: mantenere le quote di mercato già acquisite e acquisirne di nuove.
L’attuale dibattito inerente le problematiche della globalizzazione e di conseguenza le problematiche di politica commerciale pone spesso al centro la questione di una concorrenza equa.
Questo è un punto che le piccole e medie imprese manifatturiere e le imprese artigiane condividono e sostengono da sempre. Questa realtà imprenditoriale non ha paura della concorrenza, da sempre il mondo della produzione delle PMI è abituato a competere sul mercato in maniera chiara e trasparente.
Si tratta quindi di definire qual’è il mercato di riferimento e quali sono le regole della competizione. E’ superfluo dire che le regole devono essere le stesse per tutti i players.
In questo contesto le imprese manifatturiere della moda italiana danno un importante contributo alla realizzazione del reddito e della bilancia commerciale e rivestono un importante ruolo anche dal punto di vista culturale, di conoscenze e di apprendimento.
Questo sistema di PMI è un sistema che garantisce il consumatore finale attraverso le pratiche domaninati di responsabilità sociale, il rispetto delle norme etiche ed ambientali. Purtroppo non tutti i prodotti che entrano nel nostro Paese e più in generale in Europa, non posseggono queste caratteristiche.
Abbiamo sempre collaborato con il Governo italiano condividendo diverse iniziative: dal sostegno al regolamento europeo per l’obbligatorietà del marchio d’origine, alle posizioni tenute nella discussione sugli strumenti di difesa commerciale, affinché, in assenza di regole chiare a livello internazionale, la strumentazione oggi in vigore fosse mantenuta. Riteniamo altresì che non si debba procedere a modifiche unilaterali prima che il dibattito relativo alle regole del commercio internazionale abbia trovato chiarimenti.
Non si devono indebolire gli strumenti esistenti e si deve anzi procedere verso una maggiore efficienza degli stessi.
Si deve porre attenzione ai prodotti sovvenzionati, alle azioni di dumping, a tutto ciò che introduce distorsioni nella concorrenza. La nostra non vuole essere una posizione di protezionismo, ma vuole andare nella direzione di poter garantire un ambito di reciprocità.
Sui mercati internazionali il marchio “Made in Italy” ha da sempre garantito la peculiarità dei nostri prodotti, rispetto a quelli della concorrenza, certificandone la fantasia e l’accuratezza dell’esecuzione.
Queste qualità garantite dal marchio “Made in Italy” sono assicurate dall’impegno profuso dalla rete delle aziende piccole e medie , che su tutto il territorio nazionale producono quelle manifatture di qualità, che esprimono il “Made in Italy” che ne identifica il saper fare, la conoscenza e il design. Questo marchio di qualità, deve essere sostenuto da una effettiva certificazione della tracciabilità delle produzioni.
Per consentire al “Made in Italy” di continuare ad essere competitivo sui mercati internazionali, occorre puntare sull’innovazione del prodotto e del processo produttivo, perché il Made in Italy è di fatto un valore assoluto per il Sistema Italia e non si può pertanto prescindere dalla ricerca e dall’innovazione. L'innovazione e il trasferimento tecnologico sono condizioni necessarie al rilancio della competitività del comparto moda nazionale ed in particolare al rilancio delle piccole e medie imprese che necessitano di un impianto di sostegno alla promozione delle loro produzioni.
Un settore, quello della moda nel suo complesso che partecipa in modo significativo al “pagamento della bolletta energetica del Paese” e contribuisce in maniera importante ed oltremodo positiva all’immagine internazionale dell’Italia. Noi vogliamo fortemente che questo perduri ed anzi si rafforzi. Riteniamo che oggi, queste imprese devono essere messe nelle condizioni di poter fronteggiare la grande sfida che gli si pone nell’ambito del contesto economico globale. Si deve predisporre una strumentazione d’interventi che contemplino:
a) azioni di promozione del made in Italy con una particolare attenzione al sistema delle imprese artigiane e piccole imprese in genere (missioni commerciali, sostegno alla partecipazioni fieristiche, manifestazioni autonome) con programmi di intervento pluriennale;
b) supporto alla realizzazione di studi e ricerche dedicate ai mercati emergenti ed alla penetrazione e al consolidamento commerciale nei mercati consolidati;
c) aiuto nelle pratiche documentali richieste dalle operazioni di import ed export;
d) presidio della negoziazione in ambito commerciale a livello comunitario e impegno affinché la negoziazione negli accordi bilaterali e multilaterali riservi una particolare attenzione ai temi
e) azioni a livello comunitario affinché si ponga particolare attenzione all’entrata nel territorio UE di prodotti che possano nuocere alla salute del consumatore;
f) lotta alla contraffazione in ambito nazionale ed internazionale;
g) sostegno alla certificazione, su base volontaria, della tracciabilità delle produzioni, privilegiando gli schemi di certificazione condivisi tra le parti sociali;
h) azioni di sostegno alla liquidità finanziaria delle imprese. In questo settore la disponibilità finanziaria è fortemente limitata dalla tempistica del ciclo commerciale. Il settore registra uno dei più alti divari temporali tra investimento e rientro e inoltre l’intenso programma promozionale richiede investimenti importanti in diversi momenti dell’anno;
i) fiscalità premiante per le imprese che esportano per oltre il 60% del loro fatturato;
j) azioni in collaborazione con il sistema turistico nell’ottica di realizzare quelle sinergie messe in evidenza dagli studi predisposti dall’ENIT.
Una particolare riflessione vogliamo dedicarla all’intervento di soppressione dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero (Decreto Legge n.98 del 6 luglio 2011).
La non operatività progettuale dell’ICE, in mancanza peraltro di un quadro chiaro sul piano del trasferimento delle relative funzioni e risorse, ha determinato il blocco di numerose Convenzioni e Iniziative già in capo all’Istituto.
Alta è la preoccupazione di molte nostre imprese, delle imprese artigiane e delle PMI in genere di perdere improvvisamente l’occasione di promuovere le proprie creazioni in contesti affermati nonché di vanificare gli investimenti finora profusi sul mercato internazionale.
Comprendendo la necessità di razionalizzazione delle risorse e di coordinamento delle attività, riteniamo che il sistema economico delle nostre imprese, costituito, come più volte ribadito anche in questo documento, da imprese artigiane e PMI, debba poter contare nell’ambito della competizione internazionale ed in particolare nelle azioni di promozione commerciale su di uno strumento operativo di supporto.
Deve essere individuata una modalità che salvaguardi e recuperi le tante competenze interne all’ex ICE e le metta a disposizione del sistema delle imprese.
In questa fase di ridefinizione della strumentazione di supporto all’internazionalizzazione riteniamo opportuno l’individuazione di una modalità di convenzionamento tra Ministero dello Sviluppo Economico e Associazioni Imprenditoriali a tutela del trasferimento di risorse e progettualità.


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