Giovani e mercato del lavoro: è emergenza nell'isola

 Emergenza lavoro: i più colpiti i giovani, la fascia dai 15 ai 24 anni falcidata dalla disoccupazione, nell’ultimo biennio – 28% e -11.000 posti di lavoro

Cresce il disagio: una parte rilevante del mondo giovanile non lavora, non studia, non si forma 

Sempre più critico il rapporto tra l’istruzione ed il sistema economico: a 3 anni dal diploma il tasso di occupazione dei giovani diplomati sardi pari al 40,9% rispetto al 50,6% del dato nazionale

La percentuale di laureati ad un anno dalla laurea è 15-20 punti più bassa della media nazionale.

La Sardegna ultima nel tasso di scolarizzazione superiore (possesso diploma nell’età tra i 20 e 24 anni)
 
Sul lavoro solo un “Tavolo” che esclude le imprese e che da mesi non produce alcun risultato

50 milioni di euro del piano sul lavoro per defiscalizzare il costo lavoro per  assunzioni di giovani e donne diplomate e laureate

 
È allarmante il quadro che emerge da un’indagine compiuta dalla CNA Sarda, che verrà presentata l’8 aprile alla Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Cagliari, condotta su un campione rappresentativo di circa 260.000 giovani tra i 18 e i 30 anni.
 
La ricerca fotografa e ripropone il dramma di coloro che nei prossimi decenni dovrebbero reggere il peso di una società – dichiarano Bruno Marras e Francesco Porcu – presidente e segretario della CNA Sarda – sempre più sbilanciata dalla parte degli anziani; sono i giovani i più esposti e i più colpiti dalla crisi economica, ricacciati nella disoccupazione, “bamboccioni” per forza, impotenti a prescindere dal titolo di studio,  spesso sempre più relegati in un limbo, che non offre loro alcuna prospettiva di futuro.

 
Non è un’isola per giovani
 
Tra il 2000 e il 2008, la popolazione tra 0 e 30 anni è diminuità del 16%. La quota dei giovani sul totale della popolazione è passata dal 47% del 2000 al 31% del 2008.
Mentre i bambini in Italia tra 0 e 3 anni sono cresciuti del 5%, in Sardegna il loro numero è calato del 7%, corrispondente a una riduzione di quasi 11.000 unità.
Un calo più vistoso vi è stato tra gli adolescenti (11-17 anni) il cui totale è diminuito di 21.500 individui, -19%.
Ma ancora più consistente è la contrazione del numero dei giovani in età compresa tra i 18 e i 30 anni che in meno di 10 anni si è ridotto del 19%, cioè in valori assoluti 62.500 giovani in meno.
 
L’istruzione secondaria e l’università in Sardegna
 
La Sardegna nonostante i progressi compiuti tra il 2004 e il 2008, continua ad avere un tasso giovanile di scolarizzazione superiore definito come la percentuale della popolazione in età tra i 20 e i 24 anni in possesso almeno del diploma di scuola secondaria superiore pari al 68,9%; siamo tra gli ultimi in Italia seguiti solo dalla Valle d’Aosta.
Il numero di giovani sardi che ha conseguito il diploma di scuola superiore nel 2008 è pari a 11.776 (in calo del 12% rispetto al 2005).
 
È aumentata la quota di giovani diplomati che non proseguono il percorso formativo: il rapporto tra immatricolati all’università e diplomati negli istituti secondari è passato dal 68% del 2005 al 57% del 2008; nel 2008 il numero di immatricolati nell’università è stato di 6.973, inferiore del 19% rispetto a quanto registrato nel 2005.
 
Significativo il tasso di emigrazione studentesca.
Dei nuovi giovani universitari sardi il 18 ha scelto di andare a studiare fuori dall’isola, una tendenza che negli ultimi anni è andata ridimensionandosi. Se nel 2005 erano 1.767 gli studenti sardi immatricolati nella penisola, pari al 20,5%, nel 2008 sono diminuiti a  1.256 unità attestandosi al 18%.
Roma, Milano, Bologna principali sedi di destinazione dei giovani sardi. A livello territoriale sono i Galluresi a mostrare la tendenza maggiore ad uscire dall’isola, ben il 32%, seguiti dai Nuoresi ed Ogliastrini il 18%. Sono i maschi a mostrare la maggiore propensione ad uscire dall’Isola per i propri studi accademici. Dai 2.829 ragazzi immatricolati nel 2008, quasi il 23% ha scelto università non sarde; mentre delle 4.144 ragazze immatricolare nel 2008 solo il 15% si è trasferito fuori Sardegna.
 
I giovani fuori dal mercato del lavoro
 
Nell’ultimo triennio l’occupazione giovanile è calata del 13% (25.000 occupati in meno) il dato più elevato in Italia dopo la Campania.
Nella classe 15-24 anni il crollo dell’occupazione è stato pari al 28% (11.000 occupati in meno).Nella stessa fascia d’età il tasso di occupazione è il più elevato tra le regioni italiane il 44,7%.
Sempre più critico il rapporto tra l’istruzione, in particolare universitaria, ed il sistema economico: a 3 anni dal diploma il tasso di disoccupazione dei giovani diplomati sardi era pari al 40,9% rispetto al 50,6% del dato nazionale. La percentuale di laureati che ad un anno dalla laurea sono disoccupati è 15-20 punti più bassa della media nazionale.
 
L’analisi
 
La ricerca – dichiarano Marras e Porcu – ci restituisce un’immagine drammatica della condizione in cui si trovano i giovani sardi.
 
“Si sta cronicizzando la loro dipendenza dalla famiglia di origine. Cresce il numero di quanti non lavorano, non studiano, non si formano, sospesi in quel tempo morto che separa - nel migliore dei casi - episodi di lavoro precario da brevi corsi di formazione. I giovani purtroppo appaiono come un esercito immobile. Uno spreco di capitale umano inaccettabile. La conseguenza è un’economia che non cresce e una società che non si rinnova.”
 
La proposta
 
È grave e stupefacente insieme – sostengono Marras e Porcu – che a tre anni dalla crisi più pesante degli ultimi 80 anni che colpisce ed emargina soprattutto i giovani e le donne, ma travolge il presente e non offre prospettive di futuro alla maggioranza dei sardi, che il governo regionale sul lavoro propone   solo un “tavolo” che esclude le forze imprenditoriali e che da mesi non produce alcun risultato.
 
Con urgenza occorre decidere e sostenere processi di inserimento lavorativo dei soggetti più svantaggiati, i giovani e le donne e supportarli con meccanismi premiali e incentivanti.

CNA propone di destinare un quarto delle risorse finanziarie previste per il piano del lavoro per abbattere attraverso defiscalizzazioni contributive l’assunzione di giovani e donne assunte a tempo indeterminato per un periodo di almeno tre anni; L’intensità dell’aiuto andrebbe regolata e potrebbe crescere per l’inserimento lavorativo di soggetti diplomati e/o laureati e ancor più se assunti dalle imprese con meno di 15 dipendenti. 

 

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