Nel 2022 è cresciuto il valore dell’export di beni prodotti in Sardegna. Il dato dell’ultimo trimestre ha infatti certificato una crescita su base annua superiore al +61%. Se però si esclude il valore dei prodotti petroliferi raffinati, che rappresentano oltre l’85% del totale, la crescita si riduce ad appena il +2,4%.
“La performance dell’export sardo nel 2022, tenuto conto delle dinamiche inflative dei prezzi all’export, si mostra estremamente negativa – commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna -. Il calo reale annuo è del -10,4%, calo che diventa addirittura del -32% al netto dei prodotti petroliferi raffinati. In altri termini, l’anno passato la domanda estera ha contribuito alla formazione di ricchezza della Sardegna in maniera significativamente negativa, gravando sulle già deboli performance dell’economia regionale. Inoltre, sebbene una politica di crescita del prezzo, per il momento, sembra stia pagando (le quantità esportate sono diminuite, ma di più sono aumentati i prezzi), il rischio è che, in un contesto di domanda globale debole e voltatile, le produzioni isolane possano perdere quote di mercato a vantaggio di prodotti concorrenti e questo rischio è maggiore laddove la domanda è concentrata in pochi contesti territoriali; un avvertimento che riguarda, quindi, il prodotto sardo da esportazione per antonomasia, il pecorino, la cui domanda estera è storicamente concentrata (per quasi il 70%) in soli due paesi, USA e Germania”.